Descrizione
Centro Studi Piemontesi
Pranzo al Quirinale. Cerimoniale e scenografia dal Regno alla Repubblica
(Volume-catalogo della mostra allestita all’Archivio di Stato di Torino dal 2 dicembre 2004 al 13 febbraio 2005)
Autori: a cura di Albina Malerba e Isabella Ricci Massabò
160 pagine, ill.
ISBN: 8882620514
prezzo di copertina: 14,00 euro
data di pubblicazione: dicembre 2004
Prendendo spunto dalla mostra, il volume illustra i mutamenti nell’arte del ricevere al Quirinale dall’Unità d’Italia a oggi. Oltre alle porcellane pregiate e agli allestimenti delle tavole, vediamo come siano cambiati la scenografia e soprattutto la cucina: dai menu di 16 portate dell’Ottocento, basati sulla cucina francese, fino ai sobri pranzi di oggi in cui si pongono soltanto piatti e vini italiani.
Il sentimento della storia passa per le più diverse vie d’ accesso e non sono soltanto i grandi eventi a dare l’idea della comunità nazionale, che può essere tanto più sottilmente rappresentata da testimonianze di vita solo apparentemente minori.
Ecco perché ci è gradito sostenere la mostra, proposta in sinergia dal Centro Studi Piemontesi e dal DocBi-Centro Studi Biellesi, “Pranzo al Quirinale. Cerimoniale e scenografia dal Regno alla Repubblica”, che ci racconta – per vie più tangenziali e speciali – una storia ben nostra: soprattutto segnando con filo d’oro il legame che passa tra Torino, l’antica capitale sabauda diventata capitale del primo regno d’Italia, e Roma, la città che più di un politico piemontese (Cavour per primo) auspicò e favorì come capitale ideale di un Paese in costruzione.
Dal Quirinale a Torino, non si tratta – a ben pensarci – che di un viaggio di ritorno; un viaggio che avviene attraverso l’esposizione di oggetti d’ arte, oggetti del vivere quotidiano, i servizi da tavola, le piemontesi «assiete».
Dopo aver seguito la migrazione della Corte Sabauda prima a Firenze e poi a Roma arricchendosi di tanti altri apporti successivi (le marche del tempo che passa da un secolo all’altro, lambendo i nostri giorni più immediati), quegli oggetti tornano ora a Torino per mostrare in termini di bellezza e di gusto una lezione storica non solo di protocolli, cerimoniali e rituali, ma di accoglienza e civiltà.
Congiungendo eleganza ad eleganza e arte ad arte, quegli oggetti e questo spazio recano in se il doppio segnale di una vocazione esaudita. Attraverso i documenti dell’alto bon ton di Stato, il senso di una testimonianza che diventa storia e cultura.